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"ABBIAMO FINALMENTE TROVA TO IL TENORE!!"
(Brevi e parziali estratti dalla biografia di Torsten Brander)
Il maestro Rosati esortò il suo allievo, che prometteva di diventare un astro, ad una speciale accortezza per quanto riguardava le offerte di lavoro. C'erano veramente tante possibilità di scelta su come iniziare la carriera. Dopo una deliberazione accurata, si decise che dal punto di vista dalla carriera fosse vantaggioso partecipare al concorso internazionale di canto indetto a Parma per il 20-27 luglio, che avrebbe aiutato a far conoscere il nome nei mercati del altissimo livello dell'Italia di quell'epoca. Lo sponsor del concorso era una milionaria americana, signora Elisabetta McCormick di Chicago. Tra i doveri dei vincitori era previsto un successivo debutto all'Opera di Chicago. In quel tempo i concorsi del canto non erano così generalizzati come oggi.
Il concorso aveva attirato un grande gruppo di partecipanti da diverse parti del mondo. In totale erano 105 persone, fra le quali 32 tenori. Ciascuno doveva cantare tre pezzi. Sede del concorso era il famoso Conservatorio di Parma, situato presso il trecentesco cortile del Convento del Carmine. Il direttore del conservatorio, maestro Cleofonte Campanini, fungeva anche da capo dell'organizzazione della gara. La sua morte improvvisa e lo scoppio della guerra ne impedirono la ripetizione negli anni successivi, anche se l'intendimento originale era stato di fame un'occasione ripetuta. Presiedeva la commissione esaminatrice il vicedirettore del conservatorio, professor Italo Azzoni; gli altri membri erano il maestro Gerbella, Giulio Silva, Giuseppe Sturani, Guido Gasperini, nonché l'antico padrone di Giovanni Zerri, il tenore Alessandro Bonci.
Gigli dovette lungamente aspettare al suo turno, che finalmente venne. Infatti, le audizioni duravano nove ore al giorno, e passò molto tempo prima che Gigli, che portava il numero 75, ricevesse l'invito a cantare i suoi tre brani: l'aria dall'opera Sigurd di Ernst Reyer, l'aria "O Paradiso" dall'Africana, nonché, per finire, l'ultima scena da La Traviata di Verdi. Dopo questi brani la commissione giudicatrice era "conquistata", e certamente Alessandro Bonci ricordò il giovanotto che tre anni prima aveva cantato nella sua camera d'albergo romana.
Il giudizio della commissione esaminatrice presieduta dal professore ltalo Azzoni recitava così: