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Così la critica:
Cosa hanno detto i critici più quotati sulla voce di Beniamino?
Angelo Squerzi dice che la voce di Gigli è il suono tenorile più bello in senso assoluto del secolo. Continua: "Così, se mai li udremo, canteranno gli angeli, anzi i cherubini e i serafini."
Walter Baldasso ha definito "l'organizzazione vocale di Gigli": "Omogeneità dei registri, smalto cristallino, timbro dolce ma nello stesso tempo pastoso, fresco, intenso; emissione sicura, tecnica perfetta, mezzevoci soavi, musicalità eccezionale, fraseggio ricco, canto vellutato e intonazione infallibile. "
L'insegnante di canto Fenando Bandera disse nel programma su Caruso condotto da Pertti Salomaa alla radio finlandese nell'autunno 1987: "L'ugola di cantante di Gigli fu il più grande strumento tecnico vocale. Un altro simile non l'ho finora sentito. Caruso non riusciva ad eguagliarlo. Caruso cominciò un nuovo metodo di c to, che Beniamino Gigli sviluppò fino alla perfezione. Ho studiato io stesso secondo la scuola di Gigli." Questa dichiarazione nel programma dedicato alla vita del rivale più noto di Gigli è una chiara testimonianza della sue abilità come cantante, benché molti abbiano sottovalutato le sue prestazioni.
Secondo Rodolfo Celletti Gigli è stato un vero e proprio fenomeno vocale con tutte le maggiori doti che può avere un vero tenore, compresa una emissione pressoché perfetta, confortata da una tecnica eccezionale in aggiunta ad un timbro vocale parimenti eccezionale.
Il noto critico torinese Giorgio Gualerzi ha terminato uno dei suoi articoli con una constatazione lusinghiera: "Gigli è forse il più grande tenore del secolo, persino Sua Maestà Tenore". Inoltre Gualerzi dice di esser convinto che un Gigli giovane avrebbe ancora quel fascino sul pubblico che ebbe 50 anni fa. In realtà Gigli faceva con la sua voce ciò che voleva, mentre gli altri tenori, combattendo con problemi vocali, cantavano 'come potevano. "Chi non abbia mai ascoltato queste romanze (Una furtiva lagrima, Di' tu se fedele, Chiudo gli occhi) dalle labbra di Beniamino Gigli, veramente manca di qualche cosa", scrive Gualerzi.
Bruno Slawitz chiese un volta al maestro il segreto della sua voce. La risposta fu: "Non si deve mai dare tutto, ma si deve cantare risparmiando e proteggendo il capitale. Tutti gli artisti dovrebbero fare così." L'opera preferita?: " Il mio repertorio consiste di 60 opere e la più cara è Andrea Chénier. Quando la canto penso sempre all'Italia, mia cara patria. Credo che sono stato un buon ambasciatore della mia patria nel mondo." Slawitz: "La registrazione sua più cara?" "Deve scegliere sia l'aria dalla Favorita che la scena ultima di Lucia. Però due cose mi commuovono specialmente: "Non ti scordar di me" e "Mamma".
Edgar Herbert-Caesari sospettò a suo tempo che non sui sarebbe più visto in questo secolo, se non anche nel seguente, un fenomeno simile a Gigli. Anche Magda Olivero è d'accordo con Herbert-Caesari nell'articolo da lei scritto per la
rivista "l'Opera" nel novembre 1987: "Non so se riavremo mai un altro cantante
come Beniamino Gigli". Entrambi possono bene avere ragione.