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NOTIZIE SULLA VILLA - "BENIAMINO GIGLI" a MONTARICE
Maggio 1928: da allora, in cima alla collina di Montarice, posta a quattro chilometri dall'azzurro Mare Adriatico, ad altrettanti dal Santo Colle di Loreto e a sei chilometri dall'Infinito leopardiano, svetta come una "bianca vela" la villa di Beniamino Gigli.
Il grande Tenore recanatese pertanto può, a buon diritto anche se inconsapevolmente, essere considerato un "anticipatore" dei tempi: notoriamente legato alle sue origini, ai "luoghi ameni" anche a lui tanto cari, volle che questa maestosa dimora fosse eretta nel cuore di un territorio da dove lo sguardo può abbracciare spazi infiniti. La collina di "Montarice", con i suoi dolci pendii, grava sul territorio dei tre Comuni che costituiscono la nostra Azienda di Promozione Turistica: Loreto - Portorecanati - Recanati.
Gigli, affermatosi definitivamente in terra americana tra gli anni '20 e '30 e divenuto una "star planetaria della lirica", decide di appagare il suo amore per i luoghi natii dando incarico al fratello Catervo, professore di Belle Arti e all'architetto Florestano Di Fausto di edificargli una villa in cima al colle dove non erano che pietre arse e piante selvatiche.
Le sue intenzioni sono quelle di avere un punto fisso a cui guardare dopo le estenuanti tournèe, all'estero e di creare un rifugio solido, confortevole e comodo per la mamma Ester. Lo vuole sobrio, con alcune sale di rappresentanza, una cappellina dove soddisfare i moti spirituali; i due incaricati però si lasciano "prendere la mano" in particolare il Di Fausto, eclettico ed attivissimo estensore dei piani regolatori e di pubblici edifici delle città di Rodi e Tirana ed architetto di rappresentanze diplomatiche italiane all' estero (Belgrado, Il Cairo, Tunisi, Ankara) erige una vera e propria reggia, di stile liberty con circa 60 locali, alcuni molto fastosi come la Hall, il Salone delle feste il "Coro liturgico", la Galleria.
Vi sistema inoltre numerose stanze per gli ospiti, una stanza in stile cinese, un "fumoir" con sala da giuco, il "tinello rustico", una graziosissima cappellina dedicata a S. Cecilia, abbellita da vetri cromatici e da arredi di stile veneziano. Più di 20 sono le sale da bagno e fra esse merita una particolare attenzione quella creata in stile "romano" con una piccola piscina allo interno. In cima alla villa fa spicco una "torretta" dove viene collocato il "giardino d'inverno" con decorazioni e stucchi ed animali impagliati. Imponenti - e un pochino misteriosi i "servizi" posti nel piano interrato.
I mobili e tutti gli altri arredi sono forniti dalla celebre ditta "Ducrot" di Palermo, la stessa che ha provveduto ad arredare il transatlantico REX .
Un cenno particolare meritano le decorazioni pittoriche affidate al pittore e xilografo marchigiano Adolfo De Carolis (Montefiore dell'Aso 1847). Egli, allievo di Giovanni Costa e frequantatore del gruppo "In arte libertas" riceve da essi ispirazione decorativa a sfondo "preraffaellita" che è a base della sua arte.
Nella Villa Gigli lascia un gran ricordo delle sua quali à decora: ti ve e pittoriche: belle sono le decorazioni di pareti e so££rtti con allegorie esaltanti il valore della musica e del canto, ma il suo impegno maggiore lo evidenzia negli a££reschi del "Tinello rustico" dove, con gusto raffinato e senso realistico, dipinge scene di vita agreste marchigiana: i contadini nei loro quatidiani lavori la mietitura, la trebbiatura e la vendemmia.
Il parco che si distende su di una superficie di 6 ettari circa, è sistemato secondo le caratteristiche del "giardino all'italiana"; è opera del floricultore romano Angelo Galimberti.
A ponente della villa è posta una grande fontana ornata da statue di bronzo rappresentanti le Sirene che interrompono il loro canto perchè ammaliate dalla voce di Beniamino; tutt'intorno vi sono piccole sculture, sempre in bronzo, di usignoli e rane che lanciano all'interno della fontana spruzzi d'acqua, opera del fratello di Gigli, prof. Catervo.
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